Il problema delle donazioni in Italia
Da quando, il 9 aprile dello scorso anno, la Corte Costituzionale ha reso possibile la fecondazione eterologa nel nostro paese – contrastando di fatto la legge che prevedeva il divieto di questa tecnica in Italia – molte coppie sono riuscite ad ottenere una gravidanza grazie a questa tecnica di fecondazione assistita. Tuttavia, l’Italia rimane ancora un paese troppo ‘indietro’: il problema principale risale nelle poche donazioni in Italia, che costringono i centri a rivolgersi presso cliniche estere, per lo più Spagna e Danimarca.
Fecondazione eterologa, i gameti sono importati
In moltissimi casi, i centri italiani sono stati costretti a rivolgersi a centri e strutture straniere per poter fare ‘provvista’ di gameti: uno dei problemi più importanti che oggi l’Italia deve affrontare dal punto di vista dell’eterologa è la scarsa presenza di donazioni in Italia, soprattutto per via del fatto che è molto difficile trovare dei volontari donatori di sperma e ovociti.
Questa scarsa solidarietà – forse dovuta anche ad una cattiva o insufficiente informazione – spinge così sempre più centri a rivolgersi all’estero: non vi è, infatti, una proporzione corretta tra domanda ed offerta, ed al giorno d’oggi sono molte di più le richieste da parte delle coppie rispetto alle scorte di gameti.
Secondo recenti dati forniti da Giulia Scaravelli, responsabile del registro sulla procreazione medicalmente assistita, solo nei primi cinque mesi dell’anno sono state richieste ed ottenute dall’estero circa 855 boccette contenenti gameti, di cui 441 di sperma, 315 di ovociti, e 99 di embrioni.
Si tratta di dati importanti, perché sottolineano ancora una volta una efficienza nel nostro paese: un’efficienza che non si può imputare solo alla scarsa presenza di donatori volontari, ma forse anche ad un sistema che non incentiva le donazioni, come invece accade in nazioni come la Spagna e la Danimarca.
Dalla prima sono stati ottenuti ovociti che hanno soddisfatto le richieste di circa 242 coppie; dalla Danimarca, ‘solo’ 98. Ma si tratta comunque di dati importanti che, se confrontati con le donazioni pari a zero nel nostro paese, indicano che, se vogliamo andare davvero avanti con l’eterologa in Italia, c’è ancora molta strada da percorrere.
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