sterilità della donna
Pagina revisionata e aggiornata il 03/01/2024

Sterilità della donna

Si definisce sterilità la fase di una coppia in cui uno o entrambi i partners sono affetti da una condizione fisica definitiva che non rende possibile il concepimento. Si definisce, invece, infertilità la fase in cui una coppia non riesce a conseguire una gravidanza dopo due anni di continui rapporti non protetti, e al contrario della sterilità, non si riferisce ad una condizione assoluta ma ad una situazione che, il più delle volte, risulta risolvibile.

La sterilità della donna può essere dovuta all’alterazione dell’ovulazione (o sterilità ormonale, che caratterizza il 20-35% delle sterilità), a ostacoli o difficoltà nella migrazione dell’ovulo; a ostacoli o ostilità alla recezione dello sperma, all’alterazione delle condizioni che favoriscono l’annidamento dello zigote.
Secondo le cause, le alterazioni più note possono essere suddivise in due grandi categorie:

  • ormonali
  • meccaniche

    infertilita percentuali

Sterilità ormonali

Sono accompagnate di solito da cicli irregolari. La sterilità è dovuta ad anomalie ovariche (assenza di follicoli), alterazioni nella secrezione ipofisaria di gonadotropine che determina l’ovulazione, a un’insufficienza del corpo luteo che, producendo poco progesterone, provoca la morte dell’ovulo prima che sia giunto a maturazione, cosa che si verifica con maggior frequenza nei primi anni dopo la trentina di età.

Negli ultimi due casi, dopo un attento esame dei livelli ematici degli ormoni implicati si può tentare un intervento farmacologico. Questo tipo di difficoltà a rimanere incinta può aumentare man mano che aumentano gli anni: la produzione di ovuli, infatti, decresce considerevolmente dopo i 40 anni e man mano che si avvicina la menopausa (il periodo in cui cessa l’attività riproduttiva). Anche se le mestruazioni si verificano regolarmente, non è detto che le ovaie abbiano davvero rilasciato un ovulo.

 

tube di falloppio-sterilità

L’ostruzione della tuba di Falloppio provoca sterilità

Sterilità meccaniche

L’ostruzione delle tube di Falloppio (sono due organi tubolari che collegano l’ovaio alla cavità uterina), di solito dovuta a un’infezione o a un’infiammazione seguente all’impiego dello IUD (dall’inglese Intra Uterine Device),strumento contraccettivo e intercettivo, può impedire l’afflusso dello sperma e la fecondazione: è il caso più frequente di sterilità femminile (25-40% dei casi). Queste condizioni, evidenziate dall’isterografia, possono essere risolte nel 30-70% dei casi esclusivamente con un intervento chirurgico.

A volte, la presenza di cellule tipiche della mucosa uterina nella tuba o sull’ovaia ostacola la fecondazione: l’endometriosi provoca il 20-25% delle sterilità e anche in questo caso è necessario l’intervento chirurgico. Infine, se il muco cervicale è assente o infetto, o se vi è incompatibilità immunologica che danneggia gli spermatozoi, si può avere sterilità dovuta alla difficoltà che hanno gli spermatozoi a risalire nell’utero (10-15%dei casi).

 

L’aborto

L’impossibilità di una donna di avere un figlio può essere dovuta anche all’impossibilità di ritenere il feto nell’utero.

In ogni gravidanza la probabilità di avere un aborto spontaneo è del 15-20%. In gran parte dei casi esso si verifica quando lo zigote è affetto da seri danni genetici, ma possono esserci altre cause.

Un esempio è quello della cervice incompetente: i tessuti elastici del collo uterino non riescono a sostenere la crescente pressione verso il basso esercitata dal feto, e la gravidanza s’interrompe.

aborto

Percentuali di aborto spontaneo

Ciò può succedere anche molto prematuramente, senza che la donna se ne renda conto, ed essa può ritenere che la propria sterilità sia dovuta ad altre ragioni.

Altre condizioni che possono interferire con il normale svolgersi della gravidanza sono lo sviluppo di fibromi (tumori non cancerosi che alterano il muscolo dell’utero) o, più raramente, la posizione dell’impianto dell’embrione (nelle cosiddette gravidanze ectopiche): l’ovulo si può impiantare al di fuori dell’utero, più spesso nelle tube di Falloppio o nella cavità peritoneale. Questo genere di gravidanza, normalmente, non va oltre i primi due mesi: si devono trattare chirurgicamente il prima possibile perchè, causando lo scoppio di una tuba, possono mettere a repentaglio la vita della donna.

Col progredire delle tecniche d’indagine prenatale, nel caso sia diagnosticata una grave anomalia genetica o malformazione fetale la madre può decidere se portare a termine la gravidanza o ricorrere a un aborto provocato. A questo possono ricorrere anche madri che non si ritengono pronte ad affrontare una gravidanza: entro i primi tre mesi (90 giorni) dal concepimento, in Italia si può ricorrere all’aborto per evitare una gravidanza indesiderata.

A volte, infine, sono le condizioni fisiche della madre a sconsigliare una gravidanza: in questi casi si può ricorrere all’aborto terapeutico anche se si è superata la 12ª settimana dalla fecondazione. La legge lo permette solo se si presentano le seguenti condizioni:

  • la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna
  • quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

Per provocare l’aborto fra la 13ª e la 24ª settimana si ricorre principalmente a due metodi: o si sostituisce il fluido amniotico con una soluzione salina, o vi si inietta una sostanza naturale: la prostaglandina. In entrambi i casi si provoca la spontanea espulsione del feto dal corpo della madre. Il primo metodo, tuttavia, oltre a dare risultati in tempi più lunghi rispetto al secondo, è sconsigliato per madri sofferenti di alta pressione sanguigna o di problemi renali o cardiaci.