Utero in affitto, il caso di una coppia milanese
Una coppia milanese con problemi di evidente sterilità era imputata di alterazione di stato per aver trascritto in Italia l’atto di nascita dei suoi due bimbi, due gemelli che erano stati concepiti per mezzo dell’utero in affitto in Ucraina, dove la tecnica è attualmente permessa. I giudici, dopo aver analizzato il caso, sono arrivati alla conclusione che fosse necessaria l’assoluzione della coppia.
Il caso della coppia milanese
Un problema evidente come la sterilità può indurre due persone a decidere di optare per diverse tecniche che consentono di concepire un figlio in maniera non naturale, tra cui la fecondazione omologa (che prevede l’uso di gameti appartenenti ai due individui componenti la coppia), la fecondazione eterologa (la pratica che è stata accettata in Italia dopo la sentenza della Consulta dello scorso anno), e l’utero in affitto.
La coppia di Milano, dopo aver realizzato di non poter concepire un figlio in maniera naturale ed accertata la condizione di infertilità, aveva deciso di utilizzare la tecnica dell’utero in affitto: tuttavia, dopo aver trascritto l’atto i nascita dei due gemelli nati con questa pratica, la coppia era stata imputata di alterazione di stato.
Nel corso dei controlli effettuati dai giudici penali di Milano che hanno assolto la coppia, è emerso che è impossibile ed illegittimo vietare l’utero in affitto nel caso in cui vi sia evidente sterilità: ciò sarebbe contro costituzione. Pertanto, la coppia è stata assolta anche perché secondo i giudici non vi è stata alterazione di stato. Ci sarebbe stata alterazione qualora l’atto di nascita non avesse rispettato i requisiti di legge ucraina, ovvero se non fosse stato trascritto nell’atto il nome della madre sociale.
Avendo inoltre esercitato il diritto alla genitorialità, la coppia non può essere accusata di alterazione di stato, ed è per questo necessario garantire il rispetto delle norme sociali vigenti.
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