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PMA ed età materna: quali sono i limiti biologici e legali

PMA ed età materna: esistono limiti biologici e legali?

Quando si parla di PMA l’età materna ha una certa importanza, non solo per la buona riuscita del trattamento. Benché non esista per legge un limite massimo di età (o almeno in tanti paesi del mondo) è comunque raccomandato non superare una specifica soglia anagrafica, in particolare per quanto riguarda la tecnica di fecondazione assistita con ovodonazione. Numerosi studi, infatti, hanno evidenziato come una gravidanza ottenuta in età avanzata tramite fecondazione eterologa con ovodonazione comporti maggiori rischi materni e fetali.

 


  • 1Ovodonazione a tutte le età, si o no?

L’ovodonazione, una tecnica di fecondazione assistita che permette alle coppie con problemi di concepimento di ottenere una gravidanza tramite la donazione di ovociti da una donna a un’altra, è rivolta alle donne con una ridotta riserva ovarica. A differenza di altre, questa tecnica non è però destinata soltanto alle donne in età fertile. Possono infatti ricorrervi anche quelle colpite da menopausa precoce o che per un motivo o per un altro si sono affidate alla PMA troppo tardi rispetto al proprio orologio biologico.

Sebbene con la procedura di ovodonazione sia possibile superare i limiti fisiologici dettati dall’invecchiamento ovarico, rimanendo incinta anche durante la menopausa, l’età materna non è un dettaglio trascurabile, specialmente in termini di salute.

Motivo per cui in Italia è sconsigliato sottoporsi alla tecnica di fecondazione eterologa con ovodonazione dopo i 50 anni.


  • 2I limiti fisiologici della PMA: quanto conta l’età materna?

Nel nostro paese l’età materna di chi si sottopone a PMA è in genere successiva ai 35 anni, periodo a partire dal quale si assiste a un declino fisiologico della riserva ovarica sia in termini di quantità che di qualità. E in buona parte dei casi, considerata la tendenza delle donne italiane a diventare mamme sempre più tardi, l’età è molto più alta.

In assenza di linee guida internazionali atte a migliorare la gestione della paziente infertile che decide di sottoporsi al trattamento con ovodonazione, in Italia una commissione di esperti in materia di infertilità ha stabilito specifiche indicazioni per accedere alla prestazione e soprattutto sconsigliato il ricorso a tale tecnica dopo i 50 anni. Il motivo di questo limite di età, semplicemente raccomandato e non imposto per legge, è dovuto ai rischi di una gravidanza in età avanzata.

Rischi ben noti come quello di sviluppare patologie gravidiche come l’ipertensione gestazionale per quanto riguarda la mamma o andare incontro a situazioni rischiose per il feto come il ritardo di crescita intrauterino o il parto pretermine. Queste ultime dovute prevalentemente a una rallentata attività della placenta, organo indispensabile per la crescita e lo sviluppo di un feto sano.

Se da un lato l’ovodonazione può risolvere tutte quelle problematiche legate all’ovulazione che si riduce con l’avanzare dell’età fino ad annullarsi del tutto con il sopraggiungere della menopausa, dall’altro non ne risolve altre ugualmente importanti se si ragiona in termini di salute materna e fetale. D’altronde non è un segreto che con l’invecchiamento dei gameti, che invecchiano di pari passo con l’organismo, aumenti il rischio di malattie genetiche come la trisonomia 21 o di aborto spontaneo come conseguenza di un’anomalia cromosomica.

E che dire di tutte quelle condizioni come sindromi metaboliche, malattie oncologiche, presenza di fibromi uterini e altre problematiche più o meno importanti, in maggior misura ricorrenti dopo i 50 anni, che potrebbero complicare ulteriormente la situazione, abbassando di molto le percentuali di successo delle tecniche di PMA? Un’altra dimostrazione insomma che l’età materna in materia di fecondazione eterologa conta e parecchio.


  • 3I limiti legali della procreazione medicalmente assistita.

Oggigiorno la ricerca di un figlio avviene più avanti negli anni per via di difficoltà oggettive strettamente legate alla sfera lavorativa e al costo della vita ma anche per una presa di coscienza sempre più tardiva di ciò che si vuole. Non è raro dunque ritrovarsi a desiderare un figlio quando ormai è troppo tardi per concepirlo naturalmente.

Il desiderio di genitorialità posticipato nel tempo comporta di solito un arrivo tardivo alle tecniche di PMA che, seppure non imposti per legge, prevedono dei limiti anagrafici stabiliti dalle singole regioni. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Secondo la Legge 40, unica normativa più e più volte rivista negli anni che regolamenta il ricorso alla fecondazione assistita nel nostro paese, possono accedere alle procedure di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi.

E il limite di età?

Non pervenuto.

Il che è tutto fuorché positivo, poiché occorre valutare i singoli casi; nell’ipotesi di menopausa tardiva, ad esempio, l’età materna potrebbe allungarsi superando la soglia consigliata dei 50 anni. La mancanza di un limite di età imposto per legge genera confusione poiché vi sono regioni che per accedere alle procedure di PMA richiedono un’età massima piuttosto che un’altra e molto varia anche da centri pubblici a quelli privati. In generale in Italia l’età massima suggerita per sottoporsi ai trattamenti di fecondazione assistita rientra in un range di età che va dai 43 ai 46 anni, ma in alcune regioni e centri privati si può ricorrere alla fecondazione eterologa anche fino ai 50 anni.

Ciò detto, resta il fatto che l’età anagrafica della paziente incide fortemente sul buon esito delle procedure, pertanto riuscire ad accedervi non dà alcuna garanzia di successo.

 


  • 4In scienza e coscienza: limiti etici della PMA.

In assenza di una normativa appropriata, l’etica e la morale umana possono fare la differenza. Di fronte a una coppia desiderosa di avere un figlio occorre essere onesti e spiegare loro che non sempre i trattamenti di fecondazione assistita risolvono i problemi di infertilità e che, qualora si dovesse arrivare alla PMA in forte ritardo, la gravidanza potrebbe comunque non andare a buon fine perché il fattore età materna ha la sua importanza.

È infatti un limite fisiologico di cui, in scienza e coscienza, bisogna tenere conto per la salute della mamma e del feto, ma anche per non suscitare false speranze nelle coppie che arrivano alla fecondazione eterologa in età avanzata o addirittura quando la finestra fertile della donna ha già chiuso i battenti.

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Fecondazione Eterologa Italia

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