Fecondazione eterologa nel 2018: cosa è cambiato dal 2014?
Sono passati quattro anni da quando, quel 9 aprile 2014, con una sentenza specifica che è stata la numero 162, la Corte Costituzionale decideva che l’Italia dovesse adeguarsi a quanto già fatto da altre nazioni europee in termini di diritti delle coppie sulla procreazione medicalmente assistita. E così, con la sentenza 162/2014, la Consulta rendeva possibile la fecondazione eterologa anche per le coppie infertili che volessero rimanere in Italia, evitando così di alimentare il fenomeno del turismo riproduttivo. Ma cosa è cambiato davvero, da allora?
Fecondazione assistita eterologa nel 2018: quali sono i cambiamenti che si sono verificati?
In quattro anni sono sicuramente cambiate molte cose. Principalmente, grazie a questa sentenza che ha reso incoercibile il diritto di avere figli per mezzo della fecondazione eterologa, oggi le coppie che hanno dei problemi di infertilità possono contare su una carta in più, che è proprio quella di accedere alla tecnica che prevede il ricorso a gameti esterni alla coppia.
Rimangono però dei problemi. Primo fra tutti, il mancato reale adeguamento di molte strutture e la grande differenza che purtroppo continua a sussistere tra strutture pubblici e centri privati, ma anche tra le diverse città. In buona sostanza, la Legge 40/2004 che più volte è stata modificata a suon di ricorsi e di nuove sentenze, continua a reggere in maniera non particolarmente ordinaria, e questo rende difficile una effettiva regolarizzazione del settore e non fa in modo che si evitino le differenze tra regioni e modalità di accesso.
I gap sono ancora tanti. Ed uno di essi è dato dalla mancanza di donazioni, che è in fondo il vero problema della fecondazione eterologa post sentenza in Italia: se le donazioni mancano o sono esigue, appare difficile riuscire a conferire la giusta risposta ad un problema importante, come la necessità delle coppie di accedere alla fecondazione eterologa.
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