Arresto e rallentamento PMA causa Covid-19: urge soluzione

A causa del Covid-19, si assiste ad arresto e rallentamento PMA

Le procedure di fecondazione assistita sono in fase di rallentamento e, in qualche caso, si parla addirittura di sospensione, seppur temporanea: la causa è da imputarsi principalmente alla pandemia che, sebbene con qualche miglioramento, ha comunque rappresentato un problema per molte coppie propense (o intente) a sottoporsi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Il problema, insomma, non può essere sottovalutato e urge un cambio di programma per evitare che questo rallentamento faccia subire a molte coppie il frantumarsi di un sogno.

Si arresta e rallenta la PMA causa Covid-19: è importante trovare soluzione

Arresto e rallentamento PMA causa Covid19

Arresto e rallentamento PMA causa Covid19: bisogna trovare una soluzione.

I dati che sono emersi dagli studi e dalle statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità – ISS- mostrano che la situazione era ancor più grave nel 2020, anno in cui il Covid-19 ha fatto la sua comparsa rappresentando prima di tutto un problema per la salute e l’incolumità delle persone. Secondo un documento che registra fino al novembre del 2020, i cicli in meno rispetto al 2019 sono stati ben 9289, e questo ha comportato per forza di cose anche una riduzione delle nascite: si parla di 1500 neonati in meno rispetto all’anno precedente.

I numeri, insomma, parlano chiaro, e quelli trasmessi dalle strutture che operano nel settore non sono certamente più promettenti: infatti, nello stesso periodo anche i centri per la Procreazione Medicalmente Assistita indicavano una riduzione molto netta dei percorsi per la fecondazione assistita, pari al 34,1%.

A lanciare l’allarme sono medici e ginecologi, operatori del settore ed anche le strutture, secondo le quali la causa più evidente della riduzione delle nascite da PMA sia legata proprio alla condizione di pandemia che ha in molti casi bloccato per lunghi periodi i trattamenti: all’inizio della pandemia, solo le coppie che avevano già intrapreso il percorso hanno potuto proseguire con i trattamenti, mentre per coloro che erano in procinto di iniziare le cure tutto si è fermato, con conseguenze che, in alcuni casi, sono state devastanti. Perché come sappiamo, l’età fertile di una donna è soggetta ad un limite, oltrepassando il quale non è più possibile proseguire con le cure: e questo significa che quelle coppie la cui metà femminile era in età ormai non più propriamente fertile, hanno dovuto rinunciare al sogno. Questo è un problema molto serio, che non va affatto sottovalutato, anche perché, secondo i dati, pare che circa il 56,2% degli 89 centri (oltre la metà, quindi, abbiano peso la decisione di interrompere i trattamenti.

Inoltre, anche quando è stato possibile riprendere l’attività, essa è rimasta comunque legata alle contrazioni consequenziali al lockdown ed alla pandemia, con conseguenze che chiaramente continuano a pesare, ancora oggi, sulle coppie che hanno scelto di rivolgersi alle strutture per concepire un figlio. Il rallentamento (ed in alcuni casi anche l’arresto) del processo di PMA è un problema sul quale va posta la massima attenzione, e per il quale urge trovare delle soluzioni.

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