Placenta previa o inserzione placentare bassa: ecco le differenze

Placenta previa o inserzione placentare bassa: differenze

Organo indispensabile per l’andamento e la prosecuzione normale della gravidanza, necessario per fornire il giusto ossigeno, nutrimento e le sostanze fondamentali per la crescita e lo sviluppo del feto, la placenta è l’unico organo che si forma in conseguenza dell’avvio di una gravidanza e che, pertanto, ha una durata limitata ai mesi della gestazione. Successivamente al parto, essa  verrà infatti espulsa con il cosiddetto “secondamento”, in quanto la sua funzione sarà ormai esaurita. La sua importanza è tale che il ginecologo, nel corso delle varie visite, controlla non solo il suo corretto funzionamento, ma si accerta anche della sua posizione, in quanto da essa si può determinare l’andamento della gravidanza (normale oppure a rischio). Una particolare posizione a cui va prestata la massima attenzione, proprio per questo motivo, consiste nella placenta “previa”: si ha quando essa si posiziona in basso e quindi rischia di ricoprire l’orifizio uterino (con conseguenze importanti sia durante la gravidanza che al momento del parto). Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.

Non sempre la placenta è previa: a volte si parla di inserzione placentare bassa

Placenta previa e inserzione placentare bassa

Placenta previa e inserzione placentare bassa: scopri quali sono le differenze.

Normalmente, la placenta si attacca all’utero in posizione anteriore (davanti) oppure posteriore (dietro): queste due posizioni sono del tutto normali e non causano alcun tipo di problema relativo all’andamento della gravidanza, che prosegue normalmente anche grazie ala giusta funzionalità di quest’organo. Se, tuttavia, per cause non ancora del tutto definite, la placenta si va a posizionare in fondo all’utero, la gravidanza deve essere tenuta sotto stretto controllo, perché questo comporta seri rischi e conseguenze sia per l’andamento della gestazione che per il parto.

Spesso, però, si fa un po’ di confusione in merito e si confonde la placenta “previa” con una condizione che interessa una grandissima percentuale di gravidanze alle prime settimane: l’inserzione placentare bassa. Ciò che differenzia le due condizioni è sostanzialmente il periodo in cui si analizza la posizione della placenta: infatti, si parla di inserzione bassa fino alla 30esima settimana di gestazione; successivamente, se la posizione della placenta rimane uguale (quindi, se essa non si solleva verso l’alto, come accade nella maggior parte di gravidanze) si parla di placenta previa vera e propria.

Questo significa anche che vi sono due diversi step da tenere in considerazione: se il ginecologo dovesse osservare inserzione placentare bassa nelle prime settimane, non ci sono grossissimi rischi ma è comunque importante evitare sforzi eccessivi e condurre una vita un po’ più tranquilla per evitare di stirare il segmento (che non è elastico) e di far sanguinare la placenta, con rischi importanti per la vita del feto. Successivamente, si parla invece di placenta previa vera e propria, che comporta necessità di riposo assoluto, e di continuo controllo medico; il parto, poi, sarà molto probabilmente con cesareo.

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