La fecondazione assistita è standardizzata oppure è personalizzata? Una domanda del tutto normale
Quando una coppia si avvicina al mondo della procreazione medicalmente assistita, con tutto quel che ne segue, spesso inizia a porsi dei dubbi e delle perplessità che talvolta possono anche rischiare di creare non poca confusione. Una domanda molto comune, che spesso la coppia pone agli operatori che incontra nel suo cammino, riguarda appunto la possibile standardizzazione delle terapie e dei processo che fanno capo alla procreazione medicalmente assistita: quanto, in effetti, sono standardizzati?
Perché è necessario che la fecondazione assistita sia proposta anche tenendo conto della storia clinica della paziente
La fecondazione assistita è standardizzata? Ecco quali aspetti bisogna prendere in considerazione.
Questa domanda apre sicuramente uno scenario di ulteriori dubbi, domande e perplessità. Perché il primo obiettivo delle coppie che si rivolgono alla procreazione medicalmente assistita è quello di non fallire: reduci da tentativi infiniti, test di gravidanza andati male, ritardi mestruali che hanno portato poi solo delusioni, questi potenziali genitori hanno paura che anche questo tentativo possa andare e male e vogliono quindi essere sicuri che il processo di fecondazione sia davvero adeguato alle loro risorse e necessità.
Ci si chiede, pertanto, se la fecondazione assistita è standardizzata oppure no: ed è normale chiederselo, ed anche altrettanto normale fornire una risposta quanto più possibile esaustiva.
In linea di massima e del tutto generale, i trattamenti, le terapie e le tecniche di PMA sono svolti secondo procedure standard e protocolli uguali per tutte le coppie. Tuttavia, è necessario che il medico sia in grado di far differire in alcuni casi ed in alcuni dettagli il trattamento, in maniera da renderlo quanto più possibile consono, coerente ed adeguato alla storia clinica della paziente e della coppia: i trattamenti a cui la donna si sottopone per avere un figlio, quindi, devono essere eseguiti tenendo conto della situazione clinica della paziente e per evitare di creare ulteriori problemi alla coppia.
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