La fecondazione eterologa ed i suoi limiti: niente speranza per i single
La fecondazione eterologa, in Italia, è una procedura a cui le coppie eterosessuali possono sottoporsi per cercare una gravidanza quando, naturalmente, questo non è possibile per mezzo di rapporti intimi mirati e continuativi. Se in una coppia si verifica una condizione di infertilità, infatti, è oggi possibile, in Italia, non limitarsi a sottoporsi a procedure di fecondazione assistita omologa, ma anche procedere al ricorso a trattamenti di tipo eterologo. Con qualche limite, ancora, sia per le coppie eterosessuali che per coloro che, pur non essendo in coppia, desiderino soddisfare il loro desiderio di genitorialità. Vediamo più nello specifico un caso che è stato portato all’attenzione de media proprio di recente, quello di una donna, Serena Caprio, quarantenne medico di Avellino, che, sostenuta dall’associazione Luca Coscioni, presenterà ricorso contro la legge 40.
I limiti dell’eterologa: la questione sollevata da una quarantenne di Avellino
I limiti dell’eterologa: una procedura che accoglie solo le richieste di coppie eterosessuali.
È proprio della legge 40/2004 che oggi vogliamo parlarvi nell’approfondire il caso specifico di questa donna. Infatti, fino al 2014, in Italia le coppie che avevano dei problemi di infertilità tali da dover ricorrere a procedure di fecondazione eterologa non potevano in alcun modo essere ascoltate: fino a quel momento, il nostro paese vietava, proprio attraverso la legge 40/2004 in materia di procreazione medicalmente assistita, la possibilità di ricorrere a procedure per la fecondazione che prevedessero l’uso di gameti esterni alla coppia. Una scelta per lo più legata a problemi etici, dal momento che l’eterologa prevede il ricorso a donazioni esterne (di ovuli o seme) con tutte le conseguenze etiche e psicologiche che questo può determinare. Ovviamente, questo divieto determinava, per le coppie affette da problemi di infertilità, un problema che non poteva essere sottovalutato, dal momento che laddove era presente il limite della fecondazione omologa, c’era solo una possibilità per ricorrere a tecniche di fecondazione eterologa, ossia rivolgersi all’estero, con tutte le conseguenze (economiche e non solo) del caso (pensiamo, ad esempio, all’incremento del fenomeno del turismo riproduttivo).
La sentenza numero 162/2014 della Corte Costituzionale fu determinante in questo senso: infatti, con questa sentenza venne dichiarata l’incoercibilità del diritto ad avere figli, anche per mezzo di una procedura che prevede l’utilizzo di gameti esterni alla coppia, come, appunto, la fecondazione eterologa.
I limiti, però, continuano a sussistere. Uno di questi è stato riportato in luce, proprio di recente, da Serena Caprio, medico di quarant’anni, che, sostenuta dall’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato di voler presentare ricorso alla legge 40 per quel che riguarda il limite della fecondazione solo a coppie eterosessuali. Di fatto, chi è single e desidera avere un figlio, non può rivolgersi alle procedure per la PMA perché è effettivamente impossibilitato dalle leggi in materia, che vietano il ricorso a queste tecniche a chi non rientra nella categoria di “coppia eterosessuale”. La donna, che di recente ha sollevato la questione, sostiene di aver dovuto ricorrere ad una clinica in Spagna, con tutti i limiti del caso dovuto proprio alla questione pandemia dell’ultimo anno: questo determinerà un ulteriore ritardo che, data anche la sua età, potrebbe essere determinante per la riuscita delle procedure. Motivo per il quale, il medico quarantenne di Avellino, ha di recente dichiarato che, con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni, e dell’Avvocata Filomena Gallo, procederà con un’azione legale contro la Legge 40 per un atto che considera “discriminatorio e pregiudizievole”.
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