Fecondazione assistita e diritti: no marcia indietro dell’uomo

Fecondazione assistita e diritti: no marcia indietro dell’uomo

Il diritto di revoca del consenso alla fecondazione assistita dopo la fecondazione dell’ovulo è una questione molto delicata, sulla quale si sono portate avanti diverse discussioni e sono stati sollevati molti dubbi e perplessità. La questione, infatti, apre le porte a molti argomenti e non riguarda solo chi sceglie di non diventare padre dopo il consenso alla fecondazione assistita e, per questo motivo, è stata oggetto di diverse sentenze sia in Italia che nei paesi esteri. Gli esiti di queste sentenze sono stati differenti nelle varie nazioni, proprio perché si è dato peso ad alcune situazioni in particolare: ecco quali sono gli aspetti essenziali che hanno riguardato la sentenza recente nel nostro paese.

La Corte Costituzionale ha deciso: diritto di revoca del consenso negato all’uomo

Fecondazione assistita e diritti

Proprio una settimana fa, dopo aver ampiamente discusso sulla questione, la Corte Costituzionale si è espressa ed ha fornito la sua dichiarazione circa una questione molto delicata e complessa che riguarda la fecondazione assistita: si parla, infatti, del diritto che il futuro padre avrebbe di fare marcia indietro dopo aver dato il consenso alla fecondazione dell’ovulo. Diritto che, in qualche modo, non può essere ammesso: infatti, qualora un uomo e la sua compagna abbiano avuto accesso alle pratiche che riguardano la fecondazione assistita ed abbiano creato un embrione, in quello stesso momento entrambi acquisiscono non solo diritti relativi alla genitorialità, ma anche doveri. E se l’embrione viene congelato per essere usato in un momento successivo e la coppia dovesse in seguito separarsi, la donna ha tutto il diritto per proseguire con la fecondazione assistita e quindi impiantarlo all’interno del proprio utero anche contro la volontà del suo ex compagno. Va da sé che il nuovo nato sarà considerato figlio di entrambi dal punto di vista giuridico.

Questa è stata la decisione della Corte che ha definito il divieto legittimo e fondato sulla base di due principi: da un lato la libertà che la donna ha di decidere se proseguire con la fecondazione assistita (e quindi diventare madre) indipendentemente dalle decisioni dell’ex compagno; dall’altro lato, la legittima tutela della dignità dell’embrione che, secondo le parole della Corte, “ha in sé il principio della vita”.

Quella della settimana scorsa è stata pertanto una decisione fondamentale, che ha sollevato non poche polemiche ma che, comunque, è destinata a modificare molti aspetti che riguardano la procreazione medicalmente assistita.

 

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Fecondazione Eterologa Italia

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