Dati Censis su PMA fanno chiarezza su aspiranti genitori
Quando una coppia non riesce a realizzare il suo grande desiderio di procreare, spesso il primo atteggiamento è la disperazione: chiusura, depressione, ansia e problemi di coppia che possono maturare in seguito alla certezza di essere tra quelle coppie affette da infertilità e quindi non in grado di generare figli in maniera naturale. Dopo un primo momento di chiusura, tristezza ed in qualche modo anche disperazione, le coppie (o almeno, una gran parte di esse) decidono di avere fiducia nei medici e si avvalgono della possibilità di rivolgersi ai centri PMA, quelle strutture che rendono possibile la procreazione medicalmente assistita. Ma chi sono queste coppie? Quali sono le loro aspettative ed in che modo fanno riferimento alla PMA? Scopriamolo insieme con gli ultimi dati Censis su PMA.
Chi sono gli aspiranti genitori secondo i dati Censis su PMA
Coppie infertili, che per un anno hanno provato ad avere figli con rapporti mirati e spontanei senza alcun effetto positivo. Uomini e donne, per lo più di 40 e 37 anni in media rispettivamente, con un livello di istruzione abbastanza elevato ed un livello di occupazione adeguato all’esigenza del tutto fisiologica e psicologica di avere un figlio. Questo è l’identikit degli aspiranti genitori disegnato dai dati Censis che fanno chiarezza su esigenze e necessità delle coppie infertili, secondo un quadro aggiornato dal titolo «Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in Pma».
I dati importanti, che colpiscono, sono proprio quelli relativi alla proporzionalità tra l’avanzare dell’età e l’avanzare delle richieste per la fecondazione: del tutto normale visto che le donne (ma anche gli uomini, seppur non in egual misura) perdono la loro fertilità con l’avanzare degli anni. Ma ciò che aumenta allo stesso modo è anche il lasso di tempo che intercorre tra la scoperta di soffrire di infertilità e la decisione di rivolgersi al medico: secondo i dati Censis, si arriva alla PMA anche dopo quattro anni di dubbi e sofferenze interiori. E ciò, ovviamente, non fa che aumentare le possibilità di fallimento delle tecniche che, se attuate in tempi più ristretti, potrebbero essere molto più positive in fatto di risultati.
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