Accesso al sogno della PMA: non è uguale per tutti

L’accesso al sogno della PMA crea differenze tra Regioni

L’accesso al sogno di diventare genitori sembra essere, per molte coppie, difficoltoso e irto di ostacoli. Le difficoltà sembrano essere maggiori per le coppie che vivono al sud Italia, dal momento che alcune Regioni presentano dei costi di ticket molto elevati rispetto ad altre: facendo un breve confronto, lo stesso iter di trattamenti può costare fino a cinquemila euro in Sicilia contro 36 euro in Lombardia, un gap che rende veramente distanti le due Regioni anche dal punto di vista della risposta e della soddisfazione dei pazienti. Quel che è ancora peggio, tuttavia, è che le coppie potrebbero decidere di spostarsi nelle Regioni in cui i trattamenti hanno un costo meno elevato (pur sostenendo altre spese, come gli spostamenti, gli hotel, ecc.) ma in alcuni casi ciò non è fattivamente possibile in quanto il rimborso da parte della Regione di provenienza non è previsto. Ma come è possibile tutto questo?

Accedere al sogno della PMA non è ancora uguale per tutti

Accesso al sogno della PMA

Accesso al sogno della PMA: purtroppo non è uguale per tutti.

Per capire meglio come stanno le cose (ed eventualmente anche in che modo sia possibile risolverle) bisognerebbe fare un passo indietro fino al 2017, anno in cui, almeno in teoria, le tecniche per la PMA erano state inserite nei cosiddetti Lea, i Livelli essenziali di assistenza che avrebbero dovuto includere diverse procedure e prestazioni sanitarie garantite per i pazienti: l’inserimento dei trattamenti contro l’infertilità (e quindi anche l’accesso alle varie procedure di fecondazione assistita, omologa ed eterologa) avrebbe potuto e dovuto quindi garantire un trattamento unico, anche dal punto di vista economico e burocratico, a tutti i pazienti su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, la mancanza di un decreto sulle tariffe (e cioè, nello specifico, di una legge che stabilisse le tariffe per le singole prestazioni sanitarie) ha creato disordini ed eccessiva autonomia da parte delle Regioni, contribuendo così ad aggravare in modo sostanziale la situazione che le coppie infertili devono già affrontare (e che è già piena di ostacoli e difficoltà): da un lato, vi sono Regioni come la Lombardia, effettivamente in grado di sostenere i pazienti sia per quel che riguarda strumenti e strutture, sia dal punto di vista economico; dall’altro lato vi sono le Regioni meno abbienti ed anche meno organizzate, in cui manca la possibilità di sostenere le coppie a causa di una mancanza materiale di strumenti e di risorse per farsi carico delle prestazioni.

Il problema poteva essere risolto (ed è stato in molti casi risolto) con la possibilità, per i futuri genitori, di recarsi fuori Regione per accedere alla PMA: tuttavia, nel momento in cui sono state sospese (per esempio in Sicilia dal 9 maggio 2022) le compensazioni per la mobilità interregionale, il problema è diventato ancora più importante, perché di fatto le coppie provenienti dall’isola non possono comunque essere sostenuti nelle spese per i trattamenti. Questa difficoltà riguarda moltissime coppie, non solo provenienti dalla Sicilia, ma anche da altre Regioni del sud Italia, come ad esempio la Puglia: il rischio (che potrebbe essere risolto con l’approvazione immediata del decreto tariffe e con la sua conseguente applicazione) è che i tempi si allunghino in maniera irreparabile e che per queste coppie il tempo sia molto più che denaro.

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Fecondazione Eterologa Italia

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