Provincia Trento rimborsa: necessario rispondere alle spese delle coppie
Quello della Provincia di Trento è stato uno dei casi, forse unico in tutta Italia, di non inserimento della procreazione medicalmente assistita nei Lea: mentre tutte le altre regioni del Belpaese, infatti, si sono sin da subito attivate – ovvero sin dai mesi successivi al 9 aprile 2014 – per garantire la fecondazione assistita eterologa presso i loro centri e strutture, perfettamente adibiti ad una pratica che fino a quel momento non era stata resa possibile – in Italia il Trentino ha mostrato sin dall’inizio la sua reticenza.
Coppie trentine vedranno riconosciuto il diritto alla salute (ed alla felicità)
Ed in effetti, quanto è accaduto in questi anni è qualcosa che va oltre i confini dell’accettazione e della normalità: e le coppie che, per colpa di una decisione come quella della Provincia di Trento, non hanno potuto intraprendere in Italia il percorso della fecondazione assistita, hanno dovuto infine ricorrere ad altre strutture, magari private o comunque fuori provincia, affrontando delle spese aggiuntive. Ed è così che, pertanto, oggi è stato deciso non solo che la fecondazione eterologa dovrà essere un metodo di procreazione accessibile anche in Provincia di Trento – garantendo così alle coppie la risposta ad un problema importante, quello dell’infertilità – ma anche che le coppie che fino ad oggi hanno dovuto rivolgersi altrove, abbiano la possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti, anche economici, e pertanto ricevano dei rimborsi per aver aderito ad altre strutture.
Il diritto alla salute non sarà quindi più negato, e quando esso sia stato purtroppo negato, ci saranno dei rimborsi forfettari, purché la coppia infertile decida di costituirsi parte lesa contro la Provincia e quindi chieda il riconoscimento delle spese sostenute per affrontare la fecondazione eterologa altrove.
Ricorsi, quindi, che obbligheranno la Provincia a riconoscere le spese, ma anche a far sì che questo fenomeno non si ripeta più.
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