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Pagina revisionata e aggiornata il 20/12/2021

Fecondazione eterologa: gli aspetti psicologici

Illusioni, speranze, aspettative, disillusioni, adattamento, chi decide di sottoporsi ad un trattamento di fecondazione eterologa intraprende un percorso complesso, una lunga lotta caratterizzata da difficoltà e aspetti psicologici complessi.

Del resto contrariamente a quello che molti sono portati a pensare, non basta “scucire un bel po’ di soldi” per avere un bambino confezionato su misura. L’amara verità che spesso giovani madri nubili e coppie faticano a digerire è che non sempre questo loro desiderio di maternità può essere soddisfatto. Senza contare che chi arriva a sottoporvisi dopo numerosi “fallimenti”, può finire con l’incorrere in una lunga serie di conseguenze relazionali ed emotive, con il rischio che esse vadano ad interferire sull’accettazione e l’efficacia dei trattamenti medici.
Non a caso, nel Gennaio 2013, in occasione del congresso Europeo dell’Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), è stata posta l’attenzione sull’importanza di un adeguato counseling psicologico per coppie e donne che si sottopongono alla fecondazione eterologa.

Ad oggi, l’attività di consulenza viene suddivisa in 3 momenti specifici:

  • Decisionale:
    Sostegno ed informazione riguardo tutti i risvolti relazionali ed emotivi legati alla scelta di iniziare questo percorso.
  • Di sostegno:
    Supporto nei momenti di difficoltà: conseguenze negative dell’infertilità o eventuale fallimento della procedura.
  • Elaborazione:
    Eventuale supporto ad accettare “l’elemento estraneo”, in quanto proveniente da fonti esterne. Aspetto che può finire per ricordare alla persona infertilità la sua incapacità di generare.

Le statistiche non dicono sempre la verità

Gli esiti dei trattamenti non sempre rispecchiano i numeri reali delle statistiche della fecondazione eterologa e ovodonazione, ripetiamo sempre che, effettuando questa tecnica, non è scontato rimanere in cinta!
fecondazione eterologa

Le 5000 coppie italiane che ogni anno fanno richiesta di Pma, dopo un lungo periodo di “fallimenti”, possono presentare conseguenze emotive e relazionali che influiscono sull’efficacia delle stesse procedure mediche.Per questo motivo è consigliato relazionarsi con un consulente psicologo.

Per l’eterologa

Stando ai dati raccolti da un noto centro per la fecondazione assistita eterologa, in genere dai 33 ai 44 anni le probabilità di successo si aggirerebbero intorno al 55%.

Numeri che ovviamente vanno intesi come indicativi, ma che permettono di delineare la situazione fornendo un quadro delle problematiche a cui vanno incontro le donne che decidono di sottoporsi a questi trattamenti pur avendo di fronte loro percentuali tutt’altro che basse di successo.
In virtù di ciò, appare evidente la complessità di sottoporsi alla fecondazione eterologa, un trattamento lungo dai costi onerosi dove l’esito appare tutt’altro che scontato, anzi, il più delle volte potrebbe rivelarsi fallimentare mandando in frantumi sogni, speranze e aspettative delle aspiranti madri e/o coppie.

Per l’omologa

Anche per quanto riguarda la fecondazione assistita omologa le statistiche vanno inversamente proporzionali all’età, più si è in là con gli anni più le percentuali di successo diminuiscono e meno senso ha tentare. Tesi che trova conferma nelle parole dei ginecologi di un noto centro italiano, secondo i quali, le donne con un’età superiore ai 44 anni nella quasi totalità dei casi potrebbero finire per sprecare tempo e denaro:

Più si va in là con gli anni, più c’è il rischio di soffrire inutilmente, sia dal punto di vista psicologico, emotivo, che da quello fisico, in quanto il prelievo di ovociti causa una lunga serie di fastidi. Senza contare il senso di gonfiore, la ritenzione idrica e il persistente senso di pesantezza ovarica causata dalla stimolazione ovarica